C’era una volta – 33 or sono - una bambina che aveva un sogno. Un sogno che, neanche a dirlo, fra le 1000 fantasie a cui aggrapparsi per crescere felice, si era già incagliato sul cosa farò da grande. Invece di accontentarsi però di diventare 1 cantante, 1 principessa, magari 1 velina o perché no?, -se fortunata- 1 casalinga disperata, no, la povera bambina sognava di scrivere. Da qui l’insana abitudine di impegnare il suo tempo di fanciulla in fiore leggendo libri!!! (Ma dico io: non poteva spendere quei gloriosi e immaginifici anni a giocare di più a Guardia e Ladri, Strega tocca colore o almeno ad imparare a fare collanine di corallo rosso??).
Così, pagina dopo pagina e trasporto dopo trasporto, in questa adolescente ormai già molto inquieta, crebbe qualcosa di mostruoso: la voglia di mettere nero su bianco tutti i suoi pensieri. Proprio tutti. E da quel momento, ad intasare i suoi cassetti già straripanti di cose inutili, andò ad aggiungersi 1 produzione diaristica per nulla indifferente.
D’altronde, a rafforzare 1 vocazione già fortemente presagita, non si può tacere che negli anni si erano verificati eventi epocali come la lettura a voce alta dei suoi temi di classe ai tempi delle elementari e delle medie. Oltre alla consolidazione ufficiale, alla maturità, con 1 tema di italiano che aveva sfiorato le vette dell’8. La bambina, a quel punto, aveva capito che, sì, quello di scrivere, pareva proprio il suo destino!
Con quest’illuminazione a scaldarle il cuore (e poco altro..) l’ormai ex bambina pensò che, prima di dare il via alla sua scintillante carriera, fosse bene mostrarsi al passo coi tempi. Occorreva essere “flessibili” e lungimiranti. Così negli anni nell’ordine c’erano stati: l’Università per diventare esperta di cinema, il corso di specializzazione per la conservazione dei beni culturali, 2 anni di trasferta all’estero e infine l’impiego indeterminato in un’associazione enogastronomica come assistente di presidenza, o segretaria di direzione che fosse.
Ma poiché –checchè se ne dica- il primo amore non si scorda mai, negli anni la bambina dal destino segnato aveva pure scritto un romanzo, qualche sceneggiatura, un paio di favole, oltre a collaborare in qualche occasione come copy all’interno della sua azienda e per amici. Perché la bambina ormai cresciuta aveva capito che, malgrado l’indubbio talento e il facile successo che Plutone in Bilancia e Nettuno in Scorpione avevano in serbo per lei, nella sua breve vita avrebbe dovuto scrivere, per migliorare la tecnica e perfezionarsi ogni giorno un po’ di più. E che, al di là del fato, scrivere le piaceva davvero e che, a parte il poco o tanto merito che il suo lavoro avesse, non c’era nulla che la facesse sentire “al proprio posto” come quella cosa lì. La scrittura. In tutte le sue forme.
Buon corso a tutti,
Cristina.
26 novembre 2009
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